Motivazione
Barkley Marathons: la corsa più brutale del mondo
Quanto è sottile la linea che separa il genio dalla follia? E fino a che limite può spingersi l'uomo? Due domande che hanno tormentato l'umanità sin dall'alba dei tempi. Filosofi e scrittori hanno tentato di spiegarlo attraverso le loro parole o tramite racconti, come Ulisse con le sue imprese ne l'Odissea. Altri, invece, hanno messo sé stessi alla prova, tentando di superare qualsiasi limite fisico imposto dal nostro corpo, come l'illusionista Harry Houdini.
Anche nello sport l'uomo ha tentato di superare i propri limiti in centinaia di occasioni, ed oggi il nostro ambassador Fabio The Beard Giudici (seguitelo su Instagram qui) ci parlerà della folle e quasi impossibile Barkley Marathons.
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Approccio sempre la scrittura di un articolo con un certo grado di positività, ma stavolta sono ben oltre: stavolta sono veramente gasato perché mi è stata data la possibilità di scrivere di una delle rappresentazioni più folli della corsa: the Barkley Marathons. Nonostante il mio spirito da “uomo d’asfalto e cronometro” sono affascinato da queste competizioni estreme contro sé stessi piuttosto che contro gli avversari e sono ovviamente stato attirato da questa gara che molto probabilmente non mi sognerò mai d’approcciare ma che non smetterà mai d’affascinarmi. Una gara che, come nel film di Christopher Nolan Inception, nasce ed è circondata da una serie di dicerie, segreti e tradizioni che ne contengono al loro interno altri ancora più oscuri e incomprensibili ai non iniziati.
Credito fotografico: Stephen F. Austin State University
Partiamo dal nome: (the) Barkley Marathons e la S non è muta (semict). Perchè non è una maratona, sono cinque maratone una dietro l’altra da completare in 60 ore. Barkley invece non si sa bene da dove arrivi: l’etimologia del nome non è mai stata spiegata e girano alcune ipotesi che vanno dall’omaggio alla Barkley Mill, una distilleria locale, alla una citazione di un personaggio che appare nel libro L’ultimo dei Moicani (ma non nel film) oppure come simbolo della natura selvaggia e inospitale del percorso e, per finire, si dice anche che sia un omaggio al rumoroso cane del creatore della competizione che l’accompagnava durante le prime perlustrazioni del percorso.
Arriviamo al sopra citato “creatore”: la gara è creata, organizzata e diretta da Lazarus Lake, evocativo e intimidatorio perfettamente in linea con la gara, così perfettamente in linea che altro non è che il nome d’arte di Gary Cantrell: è stato un buon runner di lunghe distanze, ma da sempre un personaggio di nicchia che fin dal 1979 organizza ultramaratone ed altre gare per poi specializzarsi su eventi al limite della sopportazione umana come la Big Dog Backyard Ultra o la Vol State Ultramarathon tanto per citarne due. Attualmente vive con la moglie Sandra e quando non è impegnato ad atti di sadismo contro i runner, attraversa gli Stati Uniti a piedi.
In foto: Gary "Lazarus Lake" Cantrell. Credito fotografico: Runners World
Ma cosa sono le Barkley Marathons? #BM100 (come viene abbreviata sui social) è una gara di circa 100 miglia con 18,000 metri di dislivello che si svolge ogni anno a Frozen Head State Park in Tennessee tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, ma data precisa viene mantenuta segreta (la segretezza è parte integrante del mistero delle Barkley) fino all’ultimo momento.
Queste 100 miglia vengono suddivise in 5 percorsi ad anello da circa 20 miglia (è tutto circa, qui, dunque astenersi impallinati di strava) da ripetere 5 volte in 60 ore, se si riesce.
Le regole (molto semplificate) sono le seguenti: si parte quando Laz decide che è ora di partire (può essere in un momento qualsiasi della giornata) e da quell'esatto momento si hanno a disposizione 12 ore per compiere ogni percorso, se si arriva fuori tempo massimo si è fuori. Due giri si compiono in senso orario (di modo da fare il percorso sia con la luce che al buio) due giri in senso antiorario e per l’ultimo giro invece sarà in senso orario o antiorario alternato per ogni atleta così che si debba correre sempre da soli.
Credito fotografico: Esquire Middle East
Da dove arriva l’idea delle Barkley? Sembra che l’idea di organizzare una gara tra quelle montagne sia nata dopo che nel 1977 l’uomo che uccise Martin Luther King evase dal penitenziario di Brushy Mountain, che fino a poco tempo fa era attivo nel parco, saltando semplicemente un muro. Venne ritrovato 60 ore dopo a sole 8 miglia (meno di 13km) dal penitenziario, stremato.
Perchè è mitica? Perchè la gara è avvolta nel mistero, non ci si può iscrivere, bisogna mandare una lettera a Laz chiedendo di essere accettati spiegando le proprie motivazioni, se si è tra i prescelti si riceverà a casa il proprio necrologio. Recarsi alla partenza è un rito a se, alla prima partecipazione bisogna portare una targa del proprio stato come pegno, pagare la tassa d’iscrizione di meno di 2 dollari, e portare in dono a Laz quel che lui richiede (un pacchetto di sigarette, una camicia, un berretto, tanto per citarne alcuni richiesti negli ultimi anni) e ricevere il pettorale. Se ricevi l’1 però c’è poco da ridere: sei stato classificato “vittima sacrificale” e Laz si aspetta tu sia il primo a ritirarsi.
In foto: Lazarus con alcune delle sue targhe. Credito fotografico di: Bloomberg
La partenza della gara è poi un rito a sé stante: non viene comunicata a nessuno, se non ai partecipanti, una finestra di due settimane in cui la gara potrebbe partire ma è Laz a decidere il momento giusto (spesso cercando il momento con le condizioni metereologiche peggiori) e avvisa gli astanti che la gara partirà esattamente un’ora dopo, tramite il suono di una conchiglia. La partenza viene poi data accendendo la sua sigaretta.
In foto: Lazarus che dà il segnale d'inizio. Credito fotografico di: Triathlon Today
Il ritiro però è quello che aspetta tutti i partecipanti alle Barkley: solo 21 Atleti su 1035 partecipanti (40 per anno) hanno completato la gara, solo il 2%, e nessuna donna ha mai completato la gara (solo quest'anno abbiamo visto la prima vincitrice donna della gara, la britannica Jasmin Paris) e solo il francese Aurélien Sanchez l’ha completata al primo tentativo.
Una gara analogica: non aspettatevi di correre le Barkley con il vostro gps ipertecnologico nuovo di zecca, Laz fornisce a tutti un semplice orologio senza cronometro e una mappa cartacea, queste attrezzature devono bastare per le sessanta ore di divertimento tra gli impervi sentieri (mal mantenuti, come ci teneva a specificare Laz nel 1988 ). Per testimoniare d’essere passati dai punti di controllo non ci sono volontari ma dei libri nascosti da trovare e da cui strappare la pagina con il proprio pettorale e mostrarla una volta tornati allo Yellow Gate (rigorosamente da toccare, non si è arrivati finchè non lo si tocca).
In foto: Karel Sabbe tocca il cancello giallo, diventando il 17esimo runner ad aver protato a termine la gara. Credito fotografico: inov-8
I punti principali della gara:
Le Rat Jaw: una ripida ascesa che porta i corridori a superare 300 metri di dislivello in meno di 800 metri di percorso, piena di rovi e fango.
Big Hell: un'ascesa di oltre 550 metri in meno di 2,5 km, con una pendenza del 40% e terreno roccioso e scivoloso.
Son of a Ditch: è una ripida discesa seguita da una altrettanto ripida salita così ripida e difficile descritta da alcuni partecipanti come "scavare con le mani e i piedi"
Garden Spot: si trova in un punto in cui diversi sentieri si incrociano in una zona di fango profondo e scivoloso che rallenta ulteriormente i partecipanti
The Tunnel: un punto in cui i corridori devono passare attraverso un vecchio tunnel ferroviario sotto la prigione di Brushy Mountain State Penitentiary, e i partecipanti devono percorrerlo in completa oscurità.
In foto: il braccio di un runner dopo la gara. Credito fotografico: inov-8
Ora che il recinto virtuale di cosa sono le Barkley e un po’ di background l’avete. Vi elenco qui una serie di episodi che hanno reso la gara così mitica:
- Stu "The Animal" Gleman è una leggenda delle Barkley Marathons per la sua ferocia e resistenza ed ha partecipato diverse volte negli anni '90. Pare abbia corso un intero giro a piedi nudi, indossando una tuta intera di lycra o con un costume da leone.
- Nel 2022 il dentista belga Karel Sabbe è stato il più vicino al traguardo, ma è stato prelevato dalla polizia dopo essere uscito dal percorso durante il quarto giro.
- Nel 2006 il corridore Dan Baglione ha stabilito il record di inutilità del percorso quando si è perso a due miglia dall'inizio del percorso per 32 ore, per poi tornare al campo in autostop. Pochi minuti prima che venisse inviata una squadra di ricerca
- Sempre nell'annus mirabilis 2006 Andrew Thompson, A cinque miglia dal quinto giro, esausto per la privazione del sonno ha creduto di essere un netturbino in un quartiere di periferia. Ha vagato per sette ore lungo vialetti immaginari prima di rinsavire, ritirarsi e tornare al campo base.
- Il corridore (svedese o svizzero a seconda delle fonti) Milan Milanovich una volta è uscito dal percorso ed è finito nel recinto della prigione statale di Brushy Mountain, dove le guardie sospettose lo hanno tenuto sotto tiro per tre ore non credendo alla sua storia.
- A dieci miglia dal completamento dell'ultimo anello nel 2000, Blake Wood si trovò a guadare per l'ultima volta il New River, la pioggia costante però aveva trasformato quello che era un ruscello in un fiume impetuoso. Wood si arrese
- Impantanato dalla pioggia e dalle temperature gelide, Rich Limacher una volta ha trascorso una notte sotto un albero caduto, i corridori di Barkley ora si riferiscono a questo luogo come all'Hilton di Limacher.
- Gary Robbins nel 2017 non concluse le Barkley Marathons perchè giunse al traguardo 6 secondi dopo lo scadere del tempo. Ricevette tempo dopo una lettera di apprezzamento per lo spirito d’abnegazione, firmata Gary Cantrell.
In foto: la sorprendente vincitrice di quest'anno, la britannica Jasmin Paris, la prima donna ad aver vinto la Barkley Marathons. Credito fotografico: David Miller
Momento autocelebrativo per lo staff di Sportsshoes: molte di queste informazioni sono nascoste online come i libri a Frozen Head: la gara non ha un un sito internet, uno streaming nè tantomeno una media crew ufficiale. Da anni il più introdotto nella cerchia degli informati è Keith Dunn (lo trovate su twitter e su bluesky) oppure trovate altre informazioni nell’enorme lavoro di Taka in questo foglio che prende magicamente vita ogni anno.
Ma se volete gustarvi la potenza delle Barkley vi suggerisco di seguire gli account instagram di Howie Stern ed Alexis Berg autore di “Les Finisseurs” oltre che il famoso documentario The race that eats its young.
Nel caso questo articolo vi abbia fatto venire voglia: come posso fare ad iscrivermi alle prossime Barkley Marathons? Non ve lo posso dire, ma di sicuro vincere la Barkley Falls Classic o la Big Dog Backyard Ultra garantisce quasi sicuramente un buon lasciapassare, così come vincere una qualsiasi delle gare più difficili del mondo. Ma non puntate su quelle patinate, più sono oscure meglio è. In Ruropa esiste una gara che al momento non è ancora stata portata a termine da nessuno: The Wild Truth a Făgăraș in Romania, è un buon punto da dove iniziare.
Quando vi iscrivete dite che vi ho mandato là io.
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